Ricordare è richiamare in cuore. Non è solo memoria della mente. Il ricordo richiama nel presente del cuore e del sentimento qualcosa che non è più qui o non è più adesso. Qualcosa che rivive, per non perdere niente di quello che esce dalla nostra vita. Il cuore in antichità fu considerato quale sede della memoria. Ma ricordare “col cuore” non è la stessa cosa che ricordare con la mente; così come capire col cuore non è la stessa cosa che capire con la mente, è molto di più, come aveva compreso il Piccolo Principe.
Rammentare, invece, è propriamente il ricordare con la mente.
Poi c’è Rimembrare, che non è immediatamente un ricordare con il corpo, ma un rievocare con la memoria (come un “rimemorare”). Memoria nella quale, però, il corpo esiste sempre, insieme a tutto il resto. Perciò, il rimembrare attinge a una dimensione totale, olistica, profonda.
Se mi rammento, ad esempio, di Creta, ecco l’informazione corredata dai dati spazio-temporali. Se la ricordo ecco, invece, il suo profumo, i suoi colori. Se la rimembro ecco che immediatamente ci “rientro” dentro, e sono lì. Rimembrare, con il suo suono lungo e lieve, non è un verbo feriale ma festivo. Non a caso, amato da Leopardi per la sua grande potenza e delicatezza.